La rabbia è un’emozione di base, che deriva dalla frustrazione. Spesso viene vista in un’accezione negativa, come qualcosa che deve essere controllato, o sfogato. La modalità in cui viene agita è un comportamento, ed è su questo aspetto che nel caso si può agire, non sull’emozione in sé, che è adattiva e ci aiuta a stare nel mondo.
La rabbia infatti è un’emozione normale, si attiva quando bisogna difendersi per sopravvivere nell’ambiente e/o quando un bisogno non viene soddisfatto. Se non permettiamo alla rabbia di darci il segnale di proteggerci, si rischia l’aumento delle probabilità che l’altro cerchi di sovrastarci ulteriormente. Ci serve quindi per mettere dei confini, di affermarci, di dire dei no protettivi. Gestita in un modo costruttivo, la rabbia aiuta pure a sviluppare la fiducia in se stessi, aumentando l’autoefficacia.
Non esprimere la rabbia può invece partecipare alla creazione di un circolo vizioso:
1. Idealizzo la rabbia come un’emozione da non esprimere e la reprimo accumulandola
2. Continuo ad accumularla fino ad esplodere, sfogandola in modo violento (verbalmente o fisicamente)
3. Lo sfogo esplosivo mi conferma che la rabbia sia pericolosa e che non bisogna esprimerla
4. Ricomincio a reprimerla, creando così il circolo
Uscire da questo circolo vizioso è possibile. Per prima cosa bisogna prendere consapevolezza che sentirsi arrabbiati va bene, tutti provano questa emozione. Come detto all’inizio, la parte disfunzionale è il comportamento con cui si esprime questa emozione. Imparare a manifestare la propria rabbia in modo assertivo, vuol dire quindi conoscere e tentare di soddisfare i propri bisogni e diritti, e permette di intrattenere relazioni più autentiche con le persone.
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